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“Il portico della gloria” di Davide Gandini


Il Portico della Gloria - Davide Gandini

Affrontare la lettura di un diario di viaggio come quello scritto da Davide Gandini non è facile. Non è facile perché, in un periodo storico come l’attuale dominato da materialismo ed edonismo, si fatica ad accettare l’idea che una persona si armi di solo spirito per intraprendere un cammino di centinaia di chilometri avendo come unico obbiettivo l’immateriale. Perché non è certo la Compostela il trofeo anelato dal vero pellegrino, non è quel foglio di carta redatto in latino e rilasciato dall’autorità ecclesiastica di Santiago de Compostela che certifica il compiuto pellegrinaggio alla tomba dell’ Apostolo San Giacomo da parte di chi l’abbia percorso per motivi esclusivamente religiosi.

Il pellegrinaggio di Gandini si svolge infatti da Lourdes fino a Santiago de Compostela per concludersi a Finisterre ed il lungo percorso viene affrontato con la sofferenza fisica ed i dubbi sulle proprie capacità di riuscita di ogni essere umano che affronti un ardimento che è ai limiti delle proprie forze.

Risulta facile affermare “ci vuole fede”… perché la fede più che affermarla occorre praticarla. Ed immedesimarsi nello spirito con il quale il viaggio viene affrontato dal credente risulta ancora più arduo e per certi versi misterioso per chi questa fede non ce l’ha, oppure l’ha riposta nell’angolino più riparato del proprio ripostiglio interiore. Ma la lettura di questo diario, più che il racconto di un cammino di sofferenza fisica è un percorso di ricerca interiore, alla ricerca di se stesso e della soluzione a ciò che gli tormenta l’animo. E questa ricerca, questa sofferenza non è di esclusiva pertinenza delle sole persone che hanno fede, ma di chiunque sia alla ricerca di se stesso. Ecco che, quasi con stupore, leggendo le pagine si possono trovare similitudini con la propria esistenza, i propri dubbi, riflessioni, pensieri di agnostico o incredulo.

Pur essendo scritto con un linguaggio semplice ma al tempo stesso non banale, pur descrivendo gli accadimenti quotidiani, i luoghi attraversati, le persone e personaggi incontrati anche solo per un istante, pur… nonostante tutto questo, la lettura finisce per coinvolgere anche l’ateo più convinto perché il fine non è quello di santificare un pellegrinaggio che è comunque patrimonio della Chiesa, ma di mostrare che guardando dentro di sé è possibile raggiungere quello che si cerca.